PESCARA - Presso il Mediamuseum di Pescara - il Museo del Cinema -, dal 9 al 23 gennaio 2013, sarà in esposizione un nuovo ciclo di opere
di Stefano Ianni : “Still lives and memories in fur”. Nature morte e memorie in
pelliccia sono infatti gli elementi caratterizzanti la più recente produzione
(a partire dal 2011) dell’artista. Le opere in mostra contengono alcuni aspetti
della quotidianità e del paesaggio esistenziale che hanno influito sull’Autore negli ultimi tempi forzatamente trascorsi sulla costa abruzzese. Venticinque
opere, tra cui figurano anche significative testimonianze del lavoro
precedente.
Già nel 2007, Ianni aveva
realizzato un’opera, intitolata “Furor”, che rappresentava un gorgo, su
pelliccia sintetica di colore nero. Caratteristica di questa superficie era di
poter essere manipolata e cambiare il proprio aspetto, a seconda di come la si
carezzava. “Furor” è appunto furore, un abisso nero e profondo da cui monta ed
evolve questo gorgo, come un buco nero che assorbe ogni cosa. Ma “Fur” è anche
il termine anglosassone che sta a significare “pelliccia”, materia di cui è appunto
costituito il supporto. Da questa opera ha avuto inizio l’attuale ciclo di
lavori.
“Un poco alla volta – scrive Carlo Fabrizio Carli nella nota critica in catalogo (Edizioni Noubs) – Ianni è venuto recuperando la presenza e il
ruolo del quadro, della pittura, al punto di accedere ad un magari sintetico
linguaggio pittorico-figurale”. Le composizioni di pesci sono quasi tutte su
fondo bianco e riportano particolari fotografici relativi a esperienze di pesca fatte in passato dall’autore nell’Adriatico. Si tratta di “Nature morte”, e gli
elementi che le compongono sono dipinti ad acrilico bianco su pelliccia
sintetica. Una pellicola di nylon trasparente fascia questi lavori come un “sottovuoto”,
che ne volesse conservare la freschezza. Altre composizioni di pesci sono
dipinte su tela, ed hanno la cornice scolpita, come le opere del ciclo
“Perimetra” e dei “Materiali del sogno”, che vanno dal 1993 al 2009. I ricordi
in pelliccia hanno caratteristiche analoghe a quelle delle “Nature morte”, ma
rappresentano alcune vedute notturne di Pescara, con un baluginare di luci su
fondo nero.
“Si attiva qui – annota ancora Carli – l’emersione delle memorie esistenziali: il mare, la spiaggia, la
riviera adriatica. Una vera e propria
recherche; basti pensare al vago e lirico riflettersi in acqua delle case
illuminate nottetempo (il dantesco “tremolar della marina”), affidato al
registro della descrizione pittorica; o ancora alle guizzanti composizioni di
pesci: e qui l’artista può pure allacciare i contatti con una tematica rituale
della natura morta. Ma l’osservatore
attento vi scorgerà pure la traccia di più recenti esperienze di vita”.
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