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Fermiamo l'Italia per fermare Greenhill

Iniziativa sabato 3 marzo nelle città italiane contro l’allevamento di cani Beagle, destinati solo ed esclusivamente alla vivisezione, situato a Montichiari. Adeisce anche Theriakà Onlus di Chieti

CHIETI - Il 3 marzo 2012 il movimento OccupyGreenHill lancia l'iniziativa "Fermiamo l'Italia per fermare Greenhill". Una serie di presidi e banchetti informativi, cortei e manifestazione in contemporanea in molte città italiane contro questo allevamento di cani Beagle, destinati solo ed esclusivamente alla vivisezione, situato a Montichiari (Brescia). La Theriakà Onlus non poteva mancare a questa giornata importante – spiega Antonella Riccardo presidente della Theriakà – e per questo abbiamo decido di organizzare, dalle 10 alle 19 in Piazza G.B. Vico, un presidio e una raccolta di firme per far conoscere questa fabbrica di morte. Già in passato ci siamo occupati dell’argomento vivisezione con la mostra “un consumatore consapevole”, cercando di far capire l’inutilità di questa pratica e di come riuscire a fare acquisti cruelty free. Professionisti del settore, tipo Margherita Hack, – continua Riccardo - dichiarano che la vivisezione è inefficace per la ricerca scientifica e bisogna quindi puntare su metodi alternativi, che più in assoluto si avvicinano al corpo umano. La stessa Hack in un’intervista dichiarò “Non è detto che ciò che fa male agli animali abbia lo stesso effetto sugli umani e viceversa. Le case farmaceutiche, che commissionano questi esperimenti, per anni ci hanno nascosto i danni che provocano i farmaci testati sugli animali. Basti pensare alla Ciclosporina, farmaco che riduce la possibilità di rigetto dopo un trapianto che è altamente pericolosa per i reni, il fegato e il sistema nervoso. Queste controindicazioni non sono presenti per i cani o i gatti. Infatti, dal punto di vista scientifico nessun animale può essere un modello sperimentale per altre specie o per l'uomo perché le enormi differenze genetiche tra le varie specie e l'enorme quantità di variabili che contribuiscono a generare una patologia sono aspetti caratteristici e molto diversi da individuo a individuo. Non tutti sanno che, il 90% dei farmaci testati sugli animali non supera le prove cliniche sull’uomo. Crediamo in una ricerca scientifica con metodi alternativi – conclude Riccardo – e non in quella sporca di sangue di essere innocenti. Le cose stanno cambiando, le persone stanno incominciando ad aprire gli occhi e i potenti del turno non possono rimanere indifferenti a questa rivolta”.


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