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Ex Fea, Italia Nostra: avviso regionale troppo generico

L'associazione interviene sul Bando per la concessione di valorizzazione del complesso immobiliare sul lungomare di Pescara

PESCARA - La Regione Abruzzo ha pubblicato recentemente un “Bando per la concessione di valorizzazione del complesso immobiliare “ex Fea” sito sul lungomare di Pescara”. Si tratta del sito della stazione di Pescara Porto, una stazione di testa terminale della linea, prima del prolungamento del percorso sino alla pineta di Pescara; nel nodo erano presenti depositi, officina e uffici della Società di gestione. La ferrovia, una sorta di metropolitana leggera di superficie, ha collegato la città costiera con l’entroterra vestino, dal 1929 al 1963; per venire poi sostituita da autobus di linea su percorso viario misto. Un moderno sistema di trasporto che rispondeva anche alla domanda di mobilità interna della città: molti ricorderanno il “trenino” degli studenti. L’infrastruttura d’avanguardia, -ricorda Italia Nostra- progettata dall’ingegner Ducati, fu una realizzazione che, per essere coeva alla nascente Provincia di Pescara, rappresentò un’importante risposta al necessario equilibrio con l’area Vestina e la città di Penne, integrando al capoluogo un vasto entroterra agricolo e svolgendo, in area urbana, la funzione di principale trasporto pubblico in sede propria.
Gli edifici che ancora si affacciano sul lungomare costituiscono quindi una presenza di Archeologia Infrastrutturale che testimonia una passata stagione di sviluppo in cui assumevano un ruolo di rilievo le linee ferroviarie locali. La storia della Ferrovia Elettrica Abruzzese è ben nota, ampiamente studiata e documentata, e sul riconoscimento, la riqualificazione e il riuso degli immobili abbandonati Italia Nostra è già intervenuta nel 2014, in occasione del rinvenimento delle tracce dei binari durante i lavori di sistemazione stradale eseguiti lungo il Corso Vittorio Emanuele. Ma nulla da allora è cambiato.
Da anni in disuso, i soli spazi esterni sono stati adibiti a parcheggio, collocati in un luogo di grande pregio ambientale e urbano, mentre le strutture, lasciate in abbandono, potrebbero offrire una eccezionale occasione di riqualificazione urbana. Per l’importante valore testimoniale e per la favorevole posizione nel tessuto urbano, quindi, ben vengano iniziative, come l’Avviso regionale, dirette ad un intelligente riuso della struttura, che integri gli edifici esistenti in un progetto di valenza urbana con finalità sociali e culturali.
L’avviso regionale pone la questione progettuale però, in termini troppo generici, per quanto attiene i requisiti di fruibilità pubblica delle strutture, di innovazione strutturale in relazione alla qualità dell’ambiente, di integrazione con il contesto e di valorizzazione degli elementi architettonici esistenti e degli spazi esterni. Ci sembra opportuno specificare che fra i criteri di valutazione della qualità del progetto debbano essere richiamate le modalità di riuso dei manufatti esistenti di valenza storico/antropologica. E’ importante che la progettazione assuma come tema l’integrazione di tali manufatti nella nuova configurazione dell’area, preferibilmente mediante la selezione concorsuale di proposte ed idee d’architettura; così come decisiva ci appare una scelta partecipata di funzioni culturali e sociali capaci di aggregare e di arricchire la dotazione degli spazi di interesse pubblico per questa parte di città. Infatti gli edifici, di proprietà della Regione Abruzzo, hanno largamente superato la soglia dei settanta anni previsti dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che ne impone la tutela ope legis, e rappresentano quindi un riconosciuto bene culturale. Di tale valore, di cui il bando non fa menzione, oltre che della pregevole collocazione e della congruità delle funzioni proposte, bisognerà tenere dovuto conto. La stessa Regione, proprietaria e proponente il Bando, ed il Comune, titolare dell’attività di pianificazione, sono chiamati ad onorare quest’impegno in termini progettuali che facciano della presenza storica un punto di forza. Una visione organica di riassetto della fascia litoranea Nord, la riqualificazione della Riviera, oggi gravata dalle disordinate strutture balneari, le stesse attività progettuali di connessione tra la città e il porto possono costituire le coordinate per il doveroso recupero. La sezione pescarese di Italia Nostra sollecita le Istituzioni a questo impegno e sarà ben attenta affinché non sia ulteriormente impoverito il patrimonio culturale della città.


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