VILLA SANTA MARIA - E’ il 2012 quando Costantino Polidoro, in arte DISANGRO, riscopre l'amore per le atmosfere e gli strumenti a corda del Mediterraneo orientale grazie a un vecchio bouzouki, antico strumento musicale greco, avuto in dono da bambino a Salonicco da amici di famiglia. Per diversi anni lo strumento rimane lì, ben conservato e strimpellato di tanto in tanto. Poi arriva il Covid, l’isolamento forzato e quella voglia, forzata anche quella, di cantare e suonare per far passare la nottata. In una delle tante videochiamate la mamma di Costantino gli mostra un vecchio libricino ritrovato casualmente: è una raccolta di poesie in dialetto lancianese del poeta Pietro Mammarella, maestro di scuola elementare. Scocca la scintilla e il 10 dicembre 2023 esce il primo disco omonimo, interamente composto, suonato e prodotto da DISANGRO. Un lavoro che fonda suoni mediterranei, elettronica, ricordi delle origini, che traducono in musica alcune poesie di quel libricino.
Nascono così le atmosfere electro folk dalla densità blues, come Me voje fa’ nu sonne, N’se’tu, Rondini, brani proposti durante l’evento “Le produzioni musicali dialettali in Abruzzo, tra tradizione e innovazione”, organizzato a Villa Santa Maria dalla Fondazione Peppino Falconio, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo.
Un evento di ‘musica e parole’, parlato e cantato dove ai giornalisti accreditati e al pubblico intervenuto è stato raccontato l’Abruzzo in musica vernacolare, da dove viene e soprattutto dove sta andando. A precedere la performance di DISANGRO è stato un guru della musica dialettale abruzzese, quel Michele Avolio, sulmonese Doc, che da oltre quarant’anni svolge attività di ricerca etno-musicale, i cui risultati sono stati trasmessi attraverso un’intensa attività di musicista, da solista e come leader di gruppi come nel caso de i “DisCanto”.
“La mia – ha spiegato Avolio – è stata una relazione suonata e cantata, basata sulle mie ricerche, i miei percorsi di ricerca e sperimentazione. Ho raccontato la mia vita nella musica e la musica attraverso la mia vita, elementi di un percorso umano ed artistico difficilmente scindibili l’uno dall’altro. E l’ho fatto come lo faccio di solito, con i miei strumenti preferiti che sono voce, chitarra e bouzouki. Quando DISANGRO mi ha proposto il suo progetto – ha aggiunto Avolio – oltre alle capacità artistiche ho rivisto un po’ il mio percorso nella sua proposta, che fonde molto bene la grande ricchezza della tradizione a uno sguardo che deve sempre andare oltre le definizioni stereotipate, perché tutto ciò che è davvero popolare non ha confini e viaggia tra la gente”.
“La musica, alcuni ricordi di infanzia, l’amore per i luoghi dove sono cresciuto, i sapori del Mediterraneo. Da tutto questo è venuto fuori un disco imprevisto che si è dovuto misurare sin da subito con i limiti che di fatto avevo”, ha detto da parte sua DISANGRO. “Tutto è stato composto, suonato e registrato da me fra le mura domestiche, utilizzando gli strumenti a corde che avevo in casa, un computer e un solo microfono da pochi euro. Ho capito che i limiti possono essere una risorsa, anzi una chiave creativa sorprendente”. “Il lavoro sulle poesie di Pietro Mammarella, mio caro maestro elementare – ha aggiunto il musicista lancianese – mi ha fatto riflettere sull’esistenza del destino, di un cammino già scritto da poter incrociare, se solo si ha il coraggio di cercarlo. Il ritrovamento ‘casuale’ di questi versi, già ricchi di ritmo e melodia, mi ha spinto a mescolare e poi rendere pubblici elementi che ho sempre avuto dentro di me ma riservati alla sfera privata”.
“Sono un figlio dell’Abruzzo - ha detto Mimmo Locasciulli - che mi ha ispirato in tante canzoni come Piccola Luce. Ho suonato tanti strumenti, ho sperimentato melodie e strade musicali e questo modo di intrecciare musica mediterranea, suoni elettronici e dialetto è intrigante e chiederò a DISANGRO di rubargli qualcosa. Ci vuole coraggio per una proposta del genere e sono contento di aver incontrato a Villa Santa Maria gente che ne ha”. |