PESCARA - Si terrà domani, mercoledì 7 maggio, presso il Museo delle Genti D'Abruzzo, l'open day 'Uniamo' dell'artista Gelsomina Rasetta. La giornata prevede due incontri: alle 10.30 con i giovani ed alle 17 aperto dal vice presidente della fondazione Genti D'Abruzzo, Romina Faricelli, con gli interventi di Franca Berardi, Daniele Di Fiore ed Ermanno Falco. L'animo e le opere di Gelsomina Rasetta sono ben descritti dalla recensione di Franca Berardi:
"Gli artisti possono vivere ripiegati in sé stessi oppure amalgamati agli altri e contestualizzati nel mondo attuale. Gelsomina Rasetta opera in entrambe le direzioni: si ripiega su se stessa quando con i suoi pennelli delinea e dà forma a “Preghiera” o a “Il volo dell’anima”, dunque quando nella sua produzione diventano protagonisti i cammini, i viaggi spirituali e le preghiere appunto; vive tra gli altri quando sofferma l'attenzione della sua arte su tematiche di tipo sociale come il rapporto tra l’Uomo e la Natura ben rappresentato dal ciclo “Pieghe del tempo”, il dramma della guerra, che riecheggia nell’opera “Dolore mediterraneo”, la condizione della Donna. A quest’ultima Gelsomina dedica molta attenzione, in particolare un trittico e tre dittici tratti dal ciclo “La donna umiliata”. Molto interessante è vedere come l’artista riesce a richiamare lo stesso argomento attraverso cromie differenti che vanno dai colori chiari e più luminosi a quelli scuri o addirittura sgargianti, mostrando di saper cogliere tutte le sfaccettature di un fenomeno così complesso e così remoto. Non bisogna dimenticare, infatti che, già nell’antichità, il genere femminile veniva umiliato: basti pensare che il pater familias, esercitando ius vitae ac necis, poteva decidere di mandare a morte un nuovo nato solo per il fatto che fosse femmina. Già, proprio alle bambine, veniva negata la possibilità di condurre una vita all’interno di una familia proprio iure per una presunta inferiorità. Ascoltando le notizie di cronaca attuali, ci si chiede se, in effetti, a livello culturale e sociale il pensiero si sia discostato oppure no da quel modo di pensare e concepire la vita, dunque da quel modo di umiliare la donna. La donna naturalmente ha dimostrato di essere portata a lavori e attività pratici e teorici, superando di gran lunga anche gli uomini. Eppure, se oggi si prova a fare un piccolo esperimento, scrivere su google “LA DONNA PUO’ o “LA DONNA NON PUO’, ci si accorge che la sua attuale considerazione non è poi così lontana da quella dell’antica Roma. “LA DONNA NON PUO’ GUIDARE”… “LA DONNA NON PUO’ INSEGNARE…”, si legge a chiare lettere e senza lasciare ombra di dubbio…E non si sta parlando soltanto di quei paesi in cui la religione tende a limitare i comportamenti e la libertà delle donne. Si assiste ad atteggiamenti sessisti in ogni luogo e da parte di persone di ogni età, anche giovanissimi! Gelsomina Rasetta non solo ne prende atto. Il suo è un vero e proprio grido contro ogni violenza di genere che l’artista tenta in tutti i modi di scoraggiare, dedicando diverso spazio della sua produzione a questo tema a lei tanto caro e utilizzando cromie disparate quasi a voler spiegare uno stesso argomento con parole diverse, affinché anche il più restio possa capire che la donna va rispettata ad ogni costo. Proprio per la sensibilità mostrata nei confronti di tematiche così varie e di tanto valore sociale, è chiaro che nella produzione di Gelsomina si sia verificato il tanto atteso passaggio dall’ IO al NOI. E la Rasetta sa che soltanto così sarà possibile riacquistare l’amore per se stessi e sviluppare l’ immaginazione creatrice che porterà verso “mete sublimi”, come quelle raggiunte in alcuni versi del Cantico dei Cantici, cioè quel meraviglioso testo presente sia nella Bibbia cristiana che ebraica, con cui la Rasetta sottotitola alcune sue produzioni. Nella presentazione dell’opera in fieri viene ancor più valorizzata la propensione dell’artista verso il sociale e verso l’altro già a cominciare dal titolo: UNIAMO. E’ evidente e chiaro un forte messaggio che invoca la necessità della PACE, già gridata dall’opera “For peace” e l’artista lo fa mettendo a disposizione la sua arte e la sua fantasia attraverso il progetto finale, cioè quello di realizzare dei cerchi o, come lei li definisce, occhi, con filati recuperati da antichi bauli, poi da unire tutti per poter “vestire” il tronco di un albero. Non casuale l’idea di scegliere un albero: subito mi è venuto in mente un proverbio indiano “bisogna dare ai figli le radici e le ali”. I filati antichi dei bauli rappresentano le radici, l’identità, l’attaccamento ai luoghi in cui si è trascorsa l’infanzia, le emozioni che hanno accompagnato i giochi, l’amore da cui si è stati nutriti e protetti, la fiducia nelle regole di cui si vive e nei principi in cui si crede. La loro trasformazione e contestualizzazione sono le ali che si aprono al desiderio di scoprire il mondo, alla voglia di incontrare e interagire con persone e culture diverse, alla necessità di andare in alto per avere un ampio controllo della realtà, alla libertà di scegliere senza restrizioni la direzione della propria vita. E tale progetto rappresenta radici e ali sia metaforicamente che concretamente. Tutto ciò sottolinea quanto per l’arista sia importante il ricordo. Esso non è e non deve essere un ripiegamento sterile e insignificante di ciò che è stato: Memoria vuol dire presente.
Il ricordo, dunque, risulta indispensabile per leggere e rispondere all’attualità. La parola ricordo contiene, infatti, la parola latina cor, cordis “cuore”, preceduta dal prefisso re- che dona l'idea di reciprocità. Ricordare significa, dunque, “ristabilire il rapporto con il cuore”, perché presso gli antichi il cuore era ritenuto la sede della Memoria. Ricordare è, dunque, tornare al cuore, rivivere emozioni, conservare nella Memoria. Memoria, infatti, vuol dire ricordare gli errori commessi da non commettere mai più; vuol dire avere punti di riferimento; vuol dire conoscere se stessi e il mondo che ci circonda; vuol dire combattere l'indifferenza; vuol dire crescere e scegliere come organizzare il proprio domani; vuol dire conquistare l’Eternità. E tutto questo Gelsomina Rasetta lo sa!"
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