BOLOGNA – Il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna ospita
per un mese - a partire dal 24 maggio – un’esposizione antologica del lavoro grafico e pittorico
di Ivan Graziani dal titolo “Il disegnatore è libero” le opere di Ivan Graziani in mostra, curata da Olivia Spatola e Manuela Valentini in collaborazione con Francesco Colafella.
Continua così il ciclo delle personali dedicate agli artisti che hanno messo al centro il dialogo
tra arte e musica, avviato con ALIAS capitolo secondo di Giorgio Faletti e con la personale di
Francesco Tricarico Quando la musica si mostra. Una nota al museo.
Ivan Graziani (Teramo, 1945 – Novafeltria, 1997), artista dal talento indiscusso e personaggio
atipico decisamente "avanti" rispetto ai suoi contemporanei, rientra nell’olimpo dei cantautori
italiani per la peculiarità di avere creato un raccordo tra la canzone d’autore e il rock, percorrendo una strada già ricca di capiscuola – Lucio Battisti, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Lucio Dalla per citarne solo alcuni - ma implementandola della sua particolare visione. Tutto senza complessi di inferiorità verso i modelli anglosassoni e con l'orgoglio della tradizione (e della
provincia) italiana.
Pochi però sono a conoscenza del suo percorso nelle arti visive. Un personaggio dalla personalità così spiccata ed un talento così vedisciplina: infatti, insieme alla musica sua grande passione, sviluppò parallelamente quello che fu
definito il suo “lato B” ovvero il percorso dell’Ivan Graziani disegnatore.
Le sue speciali attitudini artistiche emergono ben prima dell'adolescenza, allorché riceve in
dono una batteria che diventa il suo passatempo preferito, assieme al disegno. Tutto questo
fino a che il fratello maggiore non lascia nell'angolo della stanza una chitarra. Ad Ivan si apre
un mondo, e alle matite colorate affianca il nuovo giocattolo, strimpellato così assiduamente
da costringere i familiari e relegarlo in cortile.
Da quel momento musica e disegno convivono strettamente: Ivan frequenta l’Istituto d’arte e
trascorre le sue giornate tra la scuola e la stanza di un suo coetaneo che studia pianoforte,
Gianni Dale figlio dell'orchestrale Nino, cantante e sassofonista molto noto in Abruzzo e nel cui
gruppo - i Modernists - farà il suo ingresso poco più che diciottenne debuttando discograficamente anche come cantante.
Il resto è storia della musica italiana: arriva il successo ma il suo sogno segreto rimane legato
all’arte, si diploma pittore e studia scultura, ma la musica è per lui un’esigenza fondamentale
e la sua carriera di fumettista viene messa da parte, senza, però, che la passione per carta e
china vada perduta.
In realtà, i due filoni artistici hanno sempre convissuto, procedendo in parallelo e, a volte, sovrapponendosi. Molti dei suoi schizzi si riferiscono proprio ad alcuni dei suoi più grandi successi
come “Firenze” o “Maledette malelingue”, presentata a Sanremo nel 1994.
Scrive Vincenzo Mollica a proposito dei disegni di Graziani: “I suoi disegni vivevano con le sue
canzoni come vasi comunicanti, si alimentavano della stessa fonte di emozioni”.
Il mestiere di disegnatore lo attraeva perché "il disegnatore è libero di fare quello che vuole", a differenza del cantante che "è sempre nelle mani di troppa gente".
Graziani infatti era un uomo libero che amava la libertà: non amava “scendere a patti” con le
ingerenze dei discografici, categoria, da lui raffigurata graficamente da esseri mostruosi, che
mal si conciliava con il suo carattere ribelle.
Proprio in onore della sua libertà nasce questa mostra, che, come altre operazioni precedenti,
tra cui la pubblicazione del catalogo Il disegnatore libero, vuole fare luce su un aspetto meno
noto ma non minore di questo artista eclettico e fantasioso.
La sua ironia sfrontata nello scagliarsi contro le ingiustizie e i luoghi comuni, la sua vivacità
creativa ben sottolineata dall’approccio istrionico per cui le sue liriche divennero così note, si
armonizzano perfettamente negli schizzi, nei bozzetti, nelle strisce estratte dai blocchi e dai
fogli volanti riempiti continuamente nel corso della vita, anche in occasione di viaggi e tournée
musicali.
Delle oltre trenta opere presentate in mostra – disegni, incisioni e grafiche provenienti
dall’archivio della famiglia Graziani - molte sono inedite, tratte da quaderni di schizzi e appunti che l’artista aggiornava con regolarità. Una galleria di personaggi dal taglio cinematografico,
impegnati in situazioni di vita quotidiana. Il tratto a china, a volte più rotondo e acquerellato
con l’alcool, a volte più stilizzato e spigoloso, ha la costante di una visione grottesca e satirica.
Disegni - definiti dal giornalista Andrea Scanzi - atipici e geniali e quindi somiglianti a Ivan: “un
pioniere ed un rivoluzionario dell’arte”. Ed è per questo che in un’opera si può riconoscere la
sua “Signora Bionda dei Ciliegi” o nell’uomo che piange si può riscontrare quella che avrebbe
dovuto essere la copertina di uno dei suoi primi album Desperation, pubblicato nel 1973
dall'etichetta Freedom Records.
Un lungo percorso anticonformista e bizzarro quello di Ivan Graziani, vero specchio della sua
grande personalità.
La mostra, allestita nella Sala mostre temporanee al piano terra di Palazzo Sanguinetti, si completa con l’esposizione di alcuni oggetti personali appartenuti allo scomparso artista abruzzese, che entrano in dialogo con la collezione permanente del museo nelle sale al primo piano: un
autoritratto, alcuni quaderni con schizzi e una chitarra elettrica KRAMER Neptune NJ, decorata
dallo stesso Graziani agli inizi degli anni ‘80 con un’immagine della moglie e dei figli piccoli sul
corpo dello strumento, che è stata una delle più usate nei suoi live.
La mostra fa parte di Bologna Estate 2019, il cartellone di attività promosso e coordinato dal
Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna - Destinazione Turistica. |