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CONDANNATO UN UOMO PER MALTRATTAMENTO NEI CONFRONTI DI UNA PECORA

Ma nel 2020 sono stati macellati e strappati alle mamme oltre 2 milioni di agnelli. Enpa: ''Ancora in salita il riconoscimento dei diritti dei cosiddetti animali da reddito''. La storia di Fortunata e Brembo.

PESCARA – 2 milioni 282 mila agnelli sono stati macellati nel 2020 per finire nelle tavole degli italiani: quasi 500 mila solo in prossimità della Pasqua e oltre 500 mila per Natale. Nel frattempo una sentenza del Tribunale di Piacenza ha condannato per maltrattamento un uomo per aver cagionato, per crudeltà e senza necessità, lesioni e gravi ferite ad una pecora, tanto da dover essere soppressa. “La strada per il riconoscimento dei diritti degli animali cosiddetti da reddito è ancora in salita - afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa - e si scontra con l'immobilità delle istituzioni in materia e con la mentalità che in alcuni zoccoli duri del Paese che fanno fatica a cambiare. Sentenze come quella del Tribunale di Piacenza sono importantissime perché ribadiscono ancora una volta che la tutela degli animali ed il rispetto delle leggi non riguarda solo gli animali da affezione. E mi rende orgogliosa che questa sentenza sia il frutto dell'impegno delle Guardie Zoofile Enpa, in questo caso del Nucleo di Piacenza, che ogni giorno sul territorio monitorano e verificano le, purtroppo, numerose segnalazioni che ci arrivano. La strada verso il riconoscimento della dignità degli animali da reddito è ancora lunga. Si pensi ai trasporti, le condizioni in cui vengono fatti viaggiare. Eppure una legge ci sarebbe, basterebbe, intanto, iniziare a far rispettare, in modo rigoroso, il Regolamento Europeo sul trasporto degli animali. Servono controlli e conseguenze certe per chi infrange le regole. La sensibilità degli italiani verso queste tematiche sta crescendo di giorno in giorno. Lo stesso periodo difficile che stiamo vivendo ci obbliga a riconsiderare le nostre abitudini, le nostre scelte. Allora iniziamo subito: diciamo no all'uccisione di milioni di agnelli e basta alle sofferenze atroci che devono sopportare”.
La sentenza del Tribunale di Piacenza. Importante che sia stato riconosciuto il maltrattamento anche su un animale da reddito.
Ha abbandonato una pecora in pessime condizioni così il proprietario è stato condannato per maltrattamento “per aver cagionato, per crudeltà e senza necessità, lesioni e gravi ferite” ad una pecora, tanto da dover essere soppressa. Il fatto risale a settembre 2019 quando all’Enpa di Piacenza arriva la segnalazione di una pecora sofferente tenuta da un uomo in provincia di Piacenza. Le Guardie zoofile del Nucleo di Piacenza si recano sul posto e l'animale, una pecora di 18 mesi, riverso in terra. Critiche le sue condizioni: appesantito da una montagna di vello non tosato, molto sporco, intriso di fango e liquame, pieno di insetti. Inoltre, su di un arto posteriore, la pecora aveva varie morsicature di piccoli animali, ferite esposte e sporche. Non era neanche in grado di reggersi sulle proprie zampe ed era impossibilitata a difendersi da roditori o animali selvatici che la stavano letteralmente mangiando viva.
“Questa sentenza – afferma Claudia Ricci, avvocato Enpa - è un'ulteriore conferma di quella che è la giurisprudenza in materia di animali che ribadisce che la tutela degli animali, il rispetto delle norme poste a salvaguardia degli stessi, non attiene esclusivamente agli animali di affezione ma a tutti gli animali, anche a quelli, come in questo caso, cosiddetti da reddito. Un principio importante che la Corte di Cassazione aveva già stabilito nel 2012 con una sentenza e che ad oggi viene ripresa anche dai Tribunali di merito, come in questo caso, anche se si tratta di un patteggiamento. Il fatto che i giudici facciano proprie queste argomentazioni della Suprema Corte di Cassazione è importantissimo per la diffusione, in maniera sempre più capillare sul territorio, di una maggiore coscienza di legalità anche in ambito animale”.
La storia di Brembo e Fortunata
Fortunata è arrivata all'Enpa di Monza l'estate scorsa. Un cittadino aveva segnalato una pecora vagante per le vie di un comune brianzolo. L'Ats ha quindi chiesto all'Enpa di rendersi disponibile per il recupero dell'animale. La pecora, di razza gigante bergamasca, era visibilmente spaventata, non si fidava dell’uomo e per i soccorritori Enpa il suo recupero è stata un'impresa ardua. Dopo un'ora e mezza di tentativi finalmente sono riusciti a bloccarla, con delicatezza e pazienza, a caricarla sul furgone e a portarla al rifugio di via San Damiano. L'animale era stato legato a una zampa con una corda talmente stretta che, una volta tagliata dai volontari Enpa, ha lasciato un profondo solco inciso nella carne. Per fortuna della pecora la corda si era rotta e così l'animale era riuscito a liberarsi. Tutti questi elementi fanno sicuramente pensare a un animale acquistato da un pastore per essere macellato abusivamente nei riti dell'allora imminente festa del sacrificio celebrata dalla comunità Islamica. Visitata dai veterinari dell’ATS, la pecora è risultata in ottime condizioni, anche se una rotondità sospetta ha subito fatto pensare ad una gravidanza. Il 7 settembre scorso è nato Brembo, un piccolo maschietto. Oggi mamma Fortunata e Brembo vivono sereni al Rifugio di Monza. Brembo muove i suoi primi passi, esplora l'area erbivori e socializza con i pennuti, tutto sotto l'occhio vigile della mamma.


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