PRETORO - Tutto secondo copione, o meglio, secondo tradizione. Si è rinnovata la festa dei serpari di Petroro che la prima domenica di maggio richiama tantissime persone: devoti, turisti, curiosi e abruzzesi residenti all'estero. Un mix di religiosità e paganità che non scontenta mai nessuno.
I cittadini dell'incantevole borgo si impegnano con minuziosa dedizione nella rievocazione dei riti, ben due. Oltre al consueto momento dedicato alle serpi che si conclude con
la premiazione in piazza Roma, alle 12 tutti attenti per la sacra rappresentazione de "Lu Lope" lungo la Valle di San Domenico. Il culto del Santo risale al 1875: veniva invocato contro i morsi delle serpi e le aggressioni del lupo e per le sue qualità taumaturgiche, è uno dei Santi più venerati in Abruzzo, regione che in passato aveva un’impronta socioeconomica che affondava le radici nelle attività agricole e silvo-pastorali.
Pretoro, come lo stesso borgo di Cocullo (Aq) con cui è gemellato ha, dunque, il rito dei serpari ma è la Sacra rappresentazione del miracolo di San Domenico Abate conosciuta da tutti come “Lu Lopé” a fare la differenza.
L’importanza di questa festa ha suscitato l'interesse dell’Istituto Centrale per la Demo Etno Antropologia che la riconosce come Patrimonio Immateriale d’Italia. La rappresentazione teatrale un tempo era solo mimica e si svolgeva su un palco di pochi metri quadrati, oggi invece ha come sottofondo la recitazione del testo poetico Lu Lope scritto dal poeta dialettale teatino Raffaele Fraticelli (1924-2021) diffusa da altoparlanti da più di sessant’anni. Lo stesso poeta recitava il testo, a partire dall’edizione del 1963, e partecipava anche alla vestizione dell’uomo-lupo; oggi, a continuare la narrazione dal vivo, nell’anfiteatro naturale all’aperto, denominata Valle di San Domenico, sono i figli Marco e Paolo che hanno attratto l'interesse dei presenti.
Si parte dalle chiesa di San Nicola con una processione lungo i vicoli, stretti ma molto suggestivi, a metà percorso viene recuperata una cesta di vimini, prodotto locale, che contiene il neonato che sarà il protagonista della sacra rappresentazione.
Il bambino, come vuole la tradizione, è l'ultimo maschietto nato del borgo: quest'anno il piccolo che è stato portato in scena è di Rapino (Ch), poichè Pretoro non ha avuto nuovi nati; il suo nome è Salvatore Filippo ed è nato a febbraio 2025.
Il corteo dopo aver raggiunto Valle San Domenico, prende posto per assistere alla rappresentazione.
Caratteristici sono anche i laccetti, braccialetti di cotone e fili colorati, realizzati ad uncinetto dalle donne del paese, che vengono benedetti e che per tradizione simboleggiano la protezione di San Domenico da mal di denti e dai morsi dei serpenti. Nel corso della mattinata, infatti, all’esterno della chiesa, alcuni questuanti offrono immagini del santo e amuleti antiofidici detti “Laccetti di San Domenico”, piccole corde bianche inframezzate da ciuffetti di filo colorato che i devoti legano al polso degli intervenuti. Secondo la tradizione, San Domenico, dopo aver trascorso molti anni da eremita a Prato Cardoso, presso Villalago, si mise in viaggio verso Cocullo. Prima di raggiungere il paese, il santo s’imbattè in alcune persone che inseguivano un lupo gridando spaventate. Tra queste, una povera donna piangeva perché il lupo le aveva portato via il figlio. San Domenico, colpito da tanta sofferenza e commosso dal pianto della donna, alzò gli occhi al cielo e, subito dopo, si rivolse al lupo, intimandogli di lasciare il bambino. Con stupore di tutti, la belva smise di correre, invertì il suo percorso raggiungendo il santo e deponendo il bambino sano e salvo sotto i suoi piedi.
I punti di ristoro hanno permesso ai partecipanti di conoscere i sapori del territorio: dai dolci ai panini con la porchetta. |